ESTRATTO

LA VITE SENZA FINE

La nuova Consapevolezza

Vol. 1

PROLOGO

La grande vetrata si affacciava verso uno scenario meraviglioso, le cime delle montagne innevate durante un tramonto rosso fuoco.

Improvvisamente due figure si materializzarono di fronte alla vetrata e rimasero immobili ad ammirare quello splendido dipinto offerto dalla natura.

“Sono passati millenni da quando tutto è iniziato in questo Universo e siamo giunti al capolinea”, disse la prima figura.

“Non direi capolinea, c’è una probabilità che gli eventi ci siano favorevoli, ma tutto deve combinarsi con grande precisione”, replicò la seconda figura.

“Abbiamo seguito le sorti dei quattro TriDi in un numero immenso di universi ed ora ne avanza solo uno, perché continui ad essere fiducioso?”, disse la prima figura.

“Non saprei dirtelo, ma avverto che qualcosa è maturato dopo tutti i fallimenti avvenuti”, replicò la seconda figura.

“Se solo Assulabiax fosse ancora con noi potrebbe sapere come indirizzare i percorsi dimensionali e non ci troveremo in questa folle situazione”, concluse la prima figura,

Nella stanza ci fu una breve fluttuazione dell’aria e le due figure svanirono.

Capitolo 1 – L’essere Bi-dimensionale

L’Ecole des Technologies era una delle migliori università mondiali e solo dopo una difficile selezione si poteva accedere all’Ateneo.

L’aula era gremita da un centinaio di studenti e un grande brusio di voci attendeva l’inizio della lezione.

Dal fondo della sala si aprì una porta e comparve la sagoma di una persona in controluce.

Il Professor Theodore Berrymore era uno dei migliori docenti della Facoltà e il poter assistere alle sue lezioni era quasi considerato un privilegio.

Il Professor Berrymore era sulla cinquantina, con i capelli brizzolati e con degli occhi castani che mostravano solarità. 

Berrymore era solito essere molto discorsivo nelle sue lezioni e questo lo rendeva particolarmente gradito ai suoi allievi e dopo aver preso posto dietro alla cattedra iniziò a parlare con tono pacato.

“Come potrebbe comprendere la terza dimensione un essere che vive sul foglio appoggiato sulla nostra scrivania, dotato solo delle due dimensioni di lunghezza e larghezza?

Proviamo a supporre che esista un mondo Bi-dimensionale che trova posto su un foglio appoggiato su di un tavolo.

La terza dimensione, l’altezza o spessore, sarebbe ovviamente presente tutto intorno a questo mondo, ma gli esseri che popolerebbero il foglio non potrebbero né percepirla né comprenderla, sebbene ne fossero parte integrante.

In un tale mondo a due dimensioni sarebbero centinaia le interazioni che potrebbero avvenire con il mondo Tridimensionale, un esempio semplicissimo sarebbe quando iniziassimo a disegnare qualcosa con una matita sul foglio.

Improvvisamente gli esseri che popolerebbero il foglio vedrebbero nascere delle tracce, trovare disegni, vedere formule od altro senza comprenderne la provenienza.

Che succederebbe poi se prendessimo il foglio e lo piegassimo a mo’ di fisarmonica; i punti distanti vari centimetri verrebbero a trovarsi a contatto e per attraversare tutto il foglio sarebbe sufficiente saltare da una cresta all’altra.

Per secoli abbiamo ritenuto che esistessero solo le tre dimensioni spaziali, poi la teoria della Relatività ha introdotto la dimensione Spazio-Temporale, in cui lo Spazio e il Tempo si fondono in un tutt’uno regolato da leggi ben precise. La quarta dimensione spaziotemporale e tutta attorno a noi, ma noi la possiamo solo intuire. Noi facciamo parte di questo mondo multidimensionale, ma possiamo, al pari degli esseri bi – dimensionali, vivere solo nel nostro Universo fisico e solo in particolari stati di moto o gravità percepiamo le modifiche spaziotemporali del nostro Universo.

La dimensione superiore è latente al nostro mondo e talvolta interferisce con il nostro stato fisico al pari di come noi potremo interagire con il foglio bi-dimensionale scrivendoci, piegandolo o addirittura distruggendolo.

Come potrebbe un essere a due dimensioni trasferirsi nel nostro mondo?

Ovviamente non è possibile! Come potrebbe presentarsi ai nostri occhi un essere simile?

La cosa più simile che mi viene in mente è una carta da gioco, come i soldati della Regina Rossa nella fiaba Alice nel Paese delle Meraviglie.

Questo essere bi-dimensionale sarebbe visibile quando fosse di fronte a noi, ma se si mettesse di lato, questo sarebbe privo di spessore e quindi scomparirebbe alla nostra vista.

Un metodo per trasportare questo essere a due dimensioni nel nostro mondo sarebbe quello di “trasformarlo” in un essere Tridimensionale: ma come è possibile?

Pensiamo a un disegno di un cubo che tante volte abbiamo fatto a scuola.

Con la grafica siamo riusciti a dare l’illusione delle tre dimensioni anche in un piano che ne è privo, per cui potremo sfruttare questa nostra capacità e disegnare il nostro omino a due dimensioni come lo vorremo nel nostro mondo.

Prendiamo il disegno che abbiamo fatto e diamone tutte le possibili dimensioni e mettiamo questi dati in un plotter laser per la creazione di prototipi Tridimensionali.

Dopo qualche minuto, otterremmo un campione di una “statuetta” del nostro essere a due dimensioni nel nostro Universo Tridimensionale, avendogli fornito la terza dimensione che non aveva”.

La lezione continuò in modo discorsivo sulle nuove teorie che prevedevano l’esistenza di più dimensioni e sulla ricerca di una teoria di unificazione delle leggi fisiche del mondo macroscopico con quelle del mondo quantistico che amabilmente viene definita “Teoria del Tutto”.

Berrymore raccolse i suoi appunti dalla cattedra e si affrettò verso l’uscita dell’aula, un piacevole weekend lo attendeva nella sua abitazione, che lui amava chiamare “La Casa nel Bosco”, immersa come era in un parco non molto distante dalle colline che formavano un anfiteatro ai laghi Lombardi.

Theodore aveva sognato da sempre di trasferirsi in campagna e potersi dedicare ai suoi studi e ricerche senza essere circondato dal frastuono delle città, dopo aver viaggiato per anni ora desiderava fermarsi ed assaporare il piacere di avere dei luoghi a cui legarsi.

Theodore era nato in Italia da papà inglese e mamma italiana.

Suo padre lavorava nell’Ambasciata inglese di Roma e sua madre era un medico specializzato in pediatria.

Da giovane Theodore aveva vissuto per anni in giro per il mondo, la sua l’attività di ricerca lo aveva portato a collaborare con molte società ed enti che lo avevano spedito ovunque sul Pianeta.

Il resto della giornata era proseguito tranquillamente e il sole aveva fatto capolino dietro le colline.

Theodore era appoggiato ad un lato della finestra ed ammirava il lento calare della luce quando sentì suonare il telefono.

“Pronto”

“Ciao Theodore, sono Carl ho bisogno di vederti urgentemente”, disse la voce all’altro capo dell’apparecchio con un tono indiscutibilmente allarmato.

“Che cosa è successo Carl? Perché quel tono ansioso?”

“E’ troppo lungo e complesso parlarne per telefono, devo prendere contatto immediatamente con tutti i responsabili del Progetto. Raggiungimi immediatamente a Ginevra, devo vederti subito prima di giungere a qualsiasi conclusione”.

“A Ginevra? Ma che cosa vuoi dire che ci sono problemi con l’acceleratore?”

“Non direi problemi, direi che potremo essere di fronte alla più grande scoperta del secolo o di fronte ad una catastrofe. Ti aspetto a Ginevra per domani, chiamami appena sei arrivato!”

 “D’accordo Carl, parto immediatamente. Potresti almeno accennarmi che cosa sta accadendo?”

“OK Theodore, ti basti solo questo: NULLA!”

Alla parola NULLA Theodore impallidì e un brivido gelido gli corse lungo la schiena, riagganciò il telefono senza neanche salutare e iniziò immediatamente a preparare le sue cose per partire.

Carl White era il migliore amico di Theodore sin dai tempi dell’università.

Quando Theodore iniziò gli studi di Fisica Teorica, Carl White era già uno degli assistenti di facoltà più brillanti, tra loro nacque subito un forte legame, li accomunavano passioni ed interessi scientifici sebbene i loro caratteri fossero completamente diversi.

White era il tipico topo da biblioteca, la cosa più sportiva che aveva fatto nella sua vita era sfogliare un’enciclopedia, mentre Berrymore prediligeva attività sportive di ogni genere.

White era stato chiamato dal WRL World Research Laboratory per dirigere gli esperimenti da condurre sul nuovo acceleratore di particelle di Ginevra ICM – Iper Collider Machine. Gli studi condotti da White e Berrymore nel corso degli anni avevano finalmente trovato validi riscontri nel mondo accademico e gli esperimenti da condursi a Ginevra avrebbero potuto suffragare le loro tesi.

Era passato quasi un mese dal giorno dell’esperimento e Carl era rimasto fisso a Ginevra per seguire le analisi dei dati rilevati nell’esperimento, mentre Theodore era rientrato nella sua casa in collina per trascorrere le festività Natalizie.

L’esperimento di Ginevra aveva dato esiti sorprendenti, ma quando si aprono nuove frontiere non si possono avere tutte le risposte e certezze che si vorrebbero.

Theodore ricordava ancora i libri che tanto lo avevano appassionato nei suoi primi anni di studi sul Progetto Manhattan, ed aveva sentito come propri i dubbi e le perplessità che angustiavano i membri del team dell’esperimento: “L’esplosione della prima bomba atomica si sarebbe arrestata o avrebbe scatenato una reazione a catena incontrollabile?”

Il progetto di Carl e Theodore era quello di creare la più grande collisione di particelle nell’acceleratore ICM di Ginevra e di ricreare così i primi istanti che erano succeduti al Big Bang di miliardi di anni fa.

Il nuovo acceleratore di Ginevra aveva la possibilità di sviluppare energie enormemente più elevate rispetto a quelle possibili negli anni passati e finalmente si disponeva anche di un campo energetico nel quale, a livello atomico, si era riusciti a creare il NULLA, la condizione iniziale prima del Big Bang, cioè un punto in cui non esiste né Spazio né Tempo né Materia.

Ginevra si presentava nella sua veste più bella e caratteristica di sempre. L’inverno aveva innevato le strade e le luci natalizie abbellivano le splendide vie intorno al lago.

Theodore era piuttosto stanco, era partito immediatamente dopo la telefonata di Carl e aveva viaggiato tutta la notte.

Arrivato in prossimità di Ginevra Theodore aveva telefonato a Carl chiedendogli dove incontrarsi. Carl gli disse di recarsi al loro solito Hotel la Savane.

Carl al telefono aveva un tono sempre più grave e traspariva una grande tensione e questo non rassicurava molto Theodore che iniziava a temere il peggio.

Finalmente Theodore arrivò a la Savane e lasciò le chiavi dell’auto al ragazzo al ricevimento ed entrò deciso nell’atrio dell’Hotel.

Theodore si recò immediatamente verso le vetrate che davano sul lago certo che sarebbe stato lì che avrebbe trovato il suo amico.

Carl era infatti seduto, quasi sdraiato, in una delle poltrone in fronte alla vetrata ed aveva un aspetto davvero stanco.

“Carl sono qui, ma che cosa è successo hai un aspetto orribile, ma da quanto non dormi?”, disse repentino Theodor avvicinandosi all’amico.

“Theodore finalmente sei arrivato. Ovvio che ho un aspetto orribile sto cercando da più di 24 ore di prendere contatto con i vari responsabili del Centro, ma è quasi impossibile, sono tutti rientrati nei loro Paesi per le festività Natalizie”, rispose Carl.

“Ok Carl, ma mi vuoi spiegare finalmente che cosa è successo per farmi correre qui senza dirmi nulla?”, disse con tono acceso Theodore.

È passato circa un mese da quando abbiamo realizzato l’esperimento di collisione con l’ICM. I dati che abbiamo raccolto sono stati entusiasmanti e apparentemente tutto è andato come previsto: giusto?”, replicò Carl.

“Giusto Carl! Abbiamo ancora molto lavoro da fare, ma direi che tutto è andato meglio di quanto ci auspicassimo!”, rispose Theodore.

“Già ero convinto anch’io, ma ti ricordi quella discussione che avemmo alla conferenza di presentazione del Progetto con Claude, mi pare si chiamasse così quel tuo studente dell’Ecole”, disse Carl con tono secco.

“Si mi ricordo di Claude Valente, situazione imbarazzante. Claude è brillante, ma è una testa calda. Ha sputato sentenze come suo solito”, replicò Theodore con espressione pensierosa.

Theodore iniziava ad avvertire una discreta apprensione.

Cosa era mai successo perché Carl si rifacesse a quella incresciosa discussione di fronte alla stampa ed al mondo Accademico avvenute quasi due mesi prima.

Claude Valente, il suo allievo dell’Ecole, aveva interrotto la conferenza stampa di presentazione dell’esperimento con tesi assurde e farneticanti in merito a lacerazioni Spazio-Tempo extra Dimensionali senza nessun supporto scientifico o matematico, ma aveva sicuramente alimentato la fantasia dei giornalisti presenti a cui non parve vero creare dei titoli allarmistici su varie testate Europee e anche d’oltre Oceano.

“Carl vuoi spiegarmi esattamente che cosa è successo?”, incalzò Theodore.

“Ti ricordi quando abbiamo iniziato l’esperimento il mese scorso e avevamo dei dubbi sul far avvenire la collisione nell’area in cui il campo energetico aveva creato il NULLA e Valente diceva che si sarebbe aperto un varco spazio tempo che avrebbe potuto distorcere il nostro Continuum Spazio Temporale?”, disse Carl tutto di un fiato.

“Certo che ricordo questa conversazione puramente discorsiva, ma non c’è nessun fondamento in quello che affermava Valente e infatti non è successo proprio nulla. Le particelle hanno colliso, i rilevatori hanno acquisito migliaia di dati e tutto è rimasto come prima, dove è il problema?”, rispose Theodore seccamente.

“Tutto era tornato come prima sino a ieri Theodore, poi è successo qualcosa che non riusciamo a spiegare. Stavamo facendo dei controlli sulle varie sale sperimentali quando improvvisamente i rilevatori hanno iniziato a mandare dei dati senza senso, ma l’ICM era spento e non vi era nessuna sostanza nelle Camere di Collisione. Abbiamo pensato a un guasto dei computer e abbiamo proceduto ad effettuare tutti i controlli possibili, ma non vi era nulla che giustificasse quei valori di energia.

Temendo che si fosse innescato un fenomeno radioattivo abbiamo sigillato l’area e proceduto a fare tutti i controlli del caso, ma non vi era nulla, sino a quando uno dei bracci robotizzati ha attraversato il punto dove avevamo focalizzato il target del NULLA e una piccola sezione del braccio è svanita come se fosse stata cancellata dalla vista”, replicò Carl con tono quasi isterico.

“Ma che cosa stai dicendo Carl, in che senso svanita? E che valori di energia avete rilevato?”, replicò Theodore.

“Molto semplice Theodore, hai presente come se cancellassi una parte del braccio robotico e questo apparisse tagliato in una sezione, ma la struttura rimanesse sempre intera? Ecco è questo che abbiamo visto nei monitor che sorvegliano l’area dei rilevatori.

Il problema è che l’area interessata dal fenomeno si è espansa da quando l’abbiamo rilevata ed ora ha una dimensione abbastanza consistente e non so se questo fenomeno si arresterà o è destinato ad aumentare a dismisura.

L’area si sta espandendo sempre più e quando viene a contatto con la materia la fa scomparire senza produrre né energia, né luce, né niente: non ha senso”, replicò Carl.

“Ma come è possibile che per quasi un mese non si sia rilevato niente, tutto era andato come previsto”, replicò ad alta voce Theodore.

“Perché l’apertura che si era creata era meno grande di 1 atomo e non produceva NULLA, solo quando è divenuta sufficientemente estesa i rilevatori hanno iniziato ad avvertire qualcosa, ma quello che avvertiamo non è energia o materia o chissà cosa è come se lo spazio e il tempo oscillassero intorno ai rilevatori eccitandoli in un modo a noi sconosciuto”, disse Carl preoccupato.

“Va bene Carl questi sono i fatti ad ora. Hai informato le Autorità? Che procedure intendi adottare per contenere il problema? Hai un piano d’intervento?”, ribatté Theodore.

“Theodore, qui non ci troviamo di fronte ad un fenomeno noto come potrebbe essere un incendio od una fuga radioattiva, qui siamo di fronte a qualcosa di nuovo mai scoperto prima.

Il fenomeno non è contenibile con barriere di acciaio o cemento.

La materia viene inghiottita da questo NULLA, ma apparentemente la nostra dimensione non interagisce, sembra trasferirsi altrove”, disse Carl alzando il tono di voce.

“Va bene Carl, voglio andare al laboratorio per vedere di persona questo fenomeno, chi c’è del nostro team al Centro?”, replicò Theodore con tono imperativo.

“Solo Laurene tutto il team è partito per le vacanze di Natale e rientrerà a Gennaio”, rispose Carl.

“Bene Carl allora io vado e tu vai a riposare, ci vediamo qui tra qualche ora”, concluse Theodore.

Theodore imboccò l’uscita dell’hotel e si diresse verso il parcheggio.

Nei pochi chilometri che dividevano l’Hotel e il laboratorio del Centro Studi sulla Materia, Theodore ebbe il tempo per focalizzare alcune cose estremamente importanti.

In primo luogo, non doveva mostrare particolare apprensione per quello che stava succedendo, sicuramente avrebbero trovato una spiegazione e, soprattutto, una soluzione.

Theodore non riusciva ad apprezzare la bellezza dei luoghi che lo circondavano. Aveva sempre amato l’ordine e la tranquillità di Ginevra e il fascino particolare che quei luoghi avevano nei periodi Natalizi, ma il suo animo era sicuramente angosciato degli eventi che si profilavano all’orizzonte.

Quanto poteva essere grave il problema? Forse Carl aveva esagerato perché si trovava davanti a qualcosa d’inaspettato o davvero la cosa non era risolvibile?

Mentre questi dubbi pervadevano la mente di Theodore il viaggio era terminato e finalmente le domande avrebbero avuto risposta.

Appena entrato nel corpo centrale che conduceva ai laboratori Theodore si affrettò a chiamare Laurene Missouri per avere subito un quadro della situazione.

“Dove ti trovi Laurene, sono appena arrivato al Centro. Carl mi ha parlato di quello che avete scoperto, dove sei?”, chiese Theodore parlando al cellulare.

“Ciao Theodore sono nella stanza dei computer e dei monitor vicino ai rilevatori, ti aspetto”, rispose Laurene con tono sollevato al sentire la voce di Theodore.

Theodore entrò nella stanza dove si trovava Laurene e la vide intenta a lavorare ad un terminale. Anche l’aspetto di Laurene non era dei migliori, sul volto i segni della stanchezza erano evidenti.

Laurene Missouri lavorava da tempo con Carl White, dapprima ricercatrice ed ora assistente del progetto ICM. Capelli corti, occhi vispi e furbi e un faccino tondo da ragazzina, il tutto condito con un carattere un po’ ruvido.

Laurene e Theodore in passato avevano avuto degli screzi proprio per gli atteggiamenti ribelli di Laurene nei confronti dei “Dogmi Accademici” e, sebbene Theodore fosse molto progressista ed aperto alle nuove idee, il modo di porsi di Laurene un po’ aggressivo nel presentare le sue tesi, aveva fatto nascere non pochi scontri verbali piuttosto accesi. Tra i due vi era però una grande stima di fondo, il valore accademico di entrambi era sicuramente indiscusso.

“Allora aggiornami e fammi vedere che cosa sta succedendo”, disse Theodore con un tono che faceva trasparire ansia.

“La situazione è questa guarda tu stesso nel monitor e leggi i dati che rilevano gli strumenti”, rispose secca Laurene.

Theodore non credeva ai suoi occhi, quello che appariva nel monitor sembrava un effetto speciale di qualche film di fantascienza, una sezione dell’area della Stanza di Rilevamento era come svanita, cancellata dalla vista e al suo posto vi era una specie di alone dai bordi ondulanti dalla quale non emergeva NULLA.

Le apparecchiature che lambivano i bordi della macchia erano come tagliate di netto e non avevano né bruciature né altro che giustificasse il fenomeno.

Lo sguardo di Theodore si rivolse poi al monitor del computer che riceveva i dati dei rilevatori che erano stati tagliati dalla macchia e qui non poté fare a meno di lasciarsi scappare un:” Ma che cosa sta succedendo?”

“Si, Theodore sono i dati di quando avevamo acceso le apparecchiature quasi un mese fa. Ti ricordi che inserimmo nella stanza quelli emettitori Beta ed Alfa per tarare i rilevatori?

Ebbene i dati sono gli stessi ed ora non c’è nessun emettitore nella stanza”. rispose Laurene sicura di quanto affermava.

“Non vorrei apparire saccente, ma hai verificato che i computer non stiano mostrando solo i dati del database dello scorso periodo vero?”, replicò Theodore per dovere tecnico.

“Ho già fatto diversi test su tutto, compreso collegare altri computer e chiudere ogni connessione di rete agli archivi, tutto inutile i dati che rileviamo sono ricevuti adesso e sono esattamente quelli del mese scorso”. disse decisa Laurene.

“Immagino che sei più che certa di quello che dici Laurene, perché se è vero quello che affermi i rilevatori sono all’interno di un campo che nello spazio è quello della stanza di rilevazione, ma nel tempo è indietro  quasi di un mese!”, replicò Theodore.

“Si Theodore, qui ci troviamo di fronte a qualcosa di nuovo e mai verificato prima e ho formulato una tesi a riguardo.

Se sarà come credo tra pochi minuti ne avremo uno prova!”, replicò Laurene con un tono deciso.

 “Che cosa intendi per prova tra pochi minuti?”, replico Theodore incuriosito.

“E’ da ore che studio il fenomeno e già mi ero accorta dei dati ricevuti dai rilevatori, dapprima avevo pensato a un guasto, ho iniziato a fare le verifiche che ti ho detto e poi mi sono ricordate dei test di calibrazione che avevamo effettuato prima di iniziare gli esperimenti.

Ho rivisto tutti i dati rilevati ed adesso stiamo ricevendo gli stessi dati che avevamo ottenuto nei test del 2 Dicembre.

Sono trascorse 1 ora e 22 minuti da quando ho iniziato la rilevazione di questi dati e quando effettuammo le tarature durarono 1 ora e 25 minuti; quindi, tra 3 minuti i rilevatori torneranno a dare i dati di fondo, se accadrà questo allora la mia tesi sarà corretta e siamo di fronte ad un Varco Spazio-Temporale”, concluse Laurene.

I 3 minuti passarono nel più completo silenzio. Theodore e Laurene non toglievano lo sguardo dal monitor che mostrava i dati dei rilevatori.

“1:24:55 / 1:24:56 / 1:24:57 / 1:24:58 / 1:24:59 / 1:25:00”

Gli sguardi di Theodore ed Laurene si incrociarono in un’espressione tra sgomento ed entusiasmo …il monitor riportava i dati di: Fondo Ambientale!

“Ma come può funzionare il rilevatore, è come se fosse spezzato dalla macchia? “, disse perplesso Theodore.

“Credo che si possa paragonare la situazione a quella di una sonda che viene immersa in un liquido viscoso e non trasparente. Apparentemente l’estremità del rilevatore scompare alla vista, ma l’estremità che rimane fuori è perfettamente visibile e i dati che rileviamo sono quelli della parte che è scomparsa alla nostra vista”. rispose Laurene per dare una sorta di semplificazione ad una situazione assurda.

“Con che ritmo aumenta la dimensione della macchia?”, chiese Theodore preoccupato.

“Approssimativamente 1 centimetro quadrato all’ora”, rispose Laurene.

“Come possiamo contenere questo fenomeno, avete provato a ripristinare il campo energetico che conteneva il target del NULLA?”, chiese Theodore.

“Abbiamo tentato, ma la macchia si era estesa ben oltre il possibile campo di contenimento. È comparsa all’improvviso e superava il volume predisposto per contenere il NULLA”, replicò Laurene.

“Ok dobbiamo informare le autorità di questo fenomeno, se la progressione di aumento della macchia rimane costante abbiamo del tempo per pensare ad una soluzione.

Un dato confortante è che non si registrano radiazioni od altri fenomeni nocivi al momento e questo ci permette di studiare con relativa tranquillità l’area circostante questa zona”, disse Theodore con un tono deciso.

“Ti ricordi quella discussione accesa che hai avuto con quel tipo della tua università, come si chiamava …è un tuo studente mi pare”, proseguì Laurene.

“Già ne ho parlato anche con Carl in hotel è quello squinternato di Claude Valente”, replicò Theodore.

“Non sarebbe il caso di convocarlo qui, in fin dei conti sosteneva che il nostro esperimento avrebbe causato una deformazione spazio temporale e questo sembra essere successo”, concluse Laurene.

“Ancora Claude! Carl poco fa mi ha ripetuto le farneticazioni di quel disadattato, ma che cosa vi ha fatto perché prendiate in considerazione le sciocchezze che ha riversato in quella conferenza quando abbiamo presentato l’esperimento.

Nessuna teoria, nessun supporto matematico, niente di niente che avvalorasse le sue ipotesi di una catastrofe globale.

Quello che sta succedendo non ha niente a che fare con quelle sciocchezze…”, Theodore al pronunciare quell’ultima frase si ammutolì….

Lo sguardo di Theodore si rivolse verso Laurene e non vi fu bisogno di aggiungere altro.

Theodore aveva già sentito quelle frasi tanti anni fa, ma allora erano altri che le pronunciavano ed erano rivolte a lui.

“Laurene mettiti in contatto con Claude”, disse rapido Theodore e proseguì.

“Non fare quell’espressione Laurene, lo so bene che sai dove trovarlo.

Ti ho visto come ti sei interessata a lui dopo la fine della conferenza e che ti sei intrattenuta a parlare con lui …ed ho già visto in passato l’espressione dei tuoi occhi quando lo guardavi”.

“Ma …io…Va beh lo cerco”, rispose Laurene leggermente arrossita in volto.

“Ok, tu pensi a Claude io vado nel mio ufficio e prenderò contatto con la Direzione del Centro sperando di trovare qualcuno in questo periodo di Natale”, concluse deciso Theodore che aveva compreso che bisognava essere risoluti nel prendere delle decisioni prima che fosse troppo tardi.

Le luci della sera iniziavano a calare lentamente e una luce rossastra filtrava dalla finestra dello studio di Theodore al secondo piano della palazzina centrale.

Theodore sapeva che si sarebbe trovato a dover rispondere a molte domande delle quali non aveva risposta, ma non si poteva tenere nascosto un evento di quella portata alle Autorità.

Theodore era confuso, si trovava a dover affrontare un problema che non era mai neanche lontanamente stato preso in considerazione.

Qui non si trattava di un incendio o un malfunzionamento di qualche sistema, qui si trattava di qualcosa d’inspiegabile e che riguardava l’intero Pianeta.

Chi mai si sarebbe potuto chiamare che fosse in grado di prendere contatto con i più alti vertici delle Autorità Nazionali dei vari Stati coinvolti nelle ricerche e che non fosse a sua volta coinvolto con degli interessi particolari di una sola Nazione?

Theodore improvvisamente si ricordò dell’incontro con la Funzionaria di Contatto delle Nazioni Unite: Laya Fernandez.

Laya era una splendida donna, piena di fascino e dotata di una grande sensibilità.

Laya aveva iniziato la sua carriera diplomatica come funzionaria dell’Ambasciata spagnola a Washington e sebbene giovanissima aveva dimostrato un grande talento nella gestione di molte controversie e si era vista affidare il coordinamento dei rapporti tra i vari Stati che partecipavano al Progetto ICM.

Theodore era rimasto affascinato da Laya durante il ricevimento in cui li avevano presentati, ma non ebbe più occasione d’incontrarla da allora.

Laya era sicuramente la persona più indicata per presentare la difficile situazione che si era creata e il suo ruolo di coordinatrice dei rapporti tra i vari Paesi avrebbe permesso di accelerare tutte le fasi di contatto tra i vari Governi, mantenendo, allo stesso tempo, un valido profilo di riservatezza.

Theodore prese il telefono, aprì la sua rubrica telefonica sul computer e, con un po’ di apprensione, iniziò a digitare il numero della Dottoressa Fernandez.

“Dottoressa Fernandez?”

“Si?”

“Sono il Professore Berrymore, si ricorda di me? Ci siamo incontrati al ricevimento presso il Consolato Francese a Ginevra la scorsa Estate”.

“Ma certo Professore che piacere risentirla, a cosa devo questa telefonata?”

“Immagino sia sempre lei la responsabile dei rapporti comunitari per il progetto ICM, vero?”

“Si, certamente!”

“Lei è ancora qui a Ginevra vero?”

“Si, ho un volo per Madrid domani pomeriggio. Torno a casa per le feste Natalizie a casa dei miei genitori, ma mi dica Professor Berrymore c’è qualche problema?”

“Preferirei incontrarla e parlargliene di persona, potremo incontrarci tra un’ora all’Hotel la Savane?”

“D’accordo Professore, ma che cosa è successo? Riguarda il Centro Studi e l’acceleratore ICM?”

“Le spiegherò tutto più tardi insieme al Professor White e la Dottoressa Missouri. Ci vediamo all’hotel allora!”

“D’accordo tra un’ora”

Nel corso dei suoi 15 anni di carriera Laya aveva affinato un certo istinto nel sentire “l’aurea” di gravità delle situazioni e in questo caso una vocina nella sua testa le diceva che si trattava di una grana davvero grossa.

Theodore stava guardando il lago fuori dalla porta finestra della hall dell’hotel, quando la voce familiare di Carl lo raggiunse.

“Ciao Theodore, novità?”

 “Si, con Laurene abbiamo verificato che la tesi che si è aperta una frattura spazio-temporale è abbastanza valida. Adesso dobbiamo pensare a come affrontare questo fenomeno”.

“Che cosa pensi di questa situazione Theodore?”

“Non riesco a definire esattamente quello che provo o quello che penso, mi sembra di vivere un senso di paura misto ad euforia. Abbiamo scoperto qualcosa di unico e allo stesso tempo potrebbe essere la nostra fine: è terribile ed affascinante allo stesso tempo”.

“Laurene mi ha detto che ci incontreremo con la Dottoressa Fernandez tra poco, per cui Alea Iacta Est!”, disse Carl con una certa apprensione.

“Si! Credo sia la persona più indicata con cui parlare di quello che sta avvenendo.

La Fernandez è il contatto più autorevole per dialogare con tutti rappresentanti dei vari Paesi coinvolti nel progetto ICM”, disse Theodore con tono posato.

“Theodore, Carl eccovi qui!” Dal fondo della hall comparve Laurene che arrivava spedita verso di loro.

“Ho trovato i recapiti di Claude Valente, ma non l’ho ancora chiamato.

Claude è un integralista ed è pieno di atteggiamenti da intellettualoide ecologista.

Non saprei che scusa inventargli per dirgli di venire qui senza che spifferi tutto ai quattro venti, generando chissà quali reazioni di panico incontrollabili”, disse Laurene guardando Carl e Theodore negli occhi in cerca di conforto ed aiuto.

“Hai fatto bene Laurene, prendiamoci un momento di riflessione.

Bisogna essere cauti, non possiamo divulgare la notizia senza pensare alle conseguenze che potrebbe generare nella popolazione. Dobbiamo prestare molta attenzione a come ci muoviamo, un passo falso e potremmo peggiorare una situazione già difficile di per sé”, rispose Theodore soppesando le parole.

“Professor Berrymore!” Una voce con un dolce accento spagnolo riecheggiò alle spalle di Theodore.

“Dottoressa Fernandez, grazie di averci raggiunto!”, rispose Theodore rapidamente, interrompendosi dai suoi discorsi.

“Credo che già conosca il Professor White e la sua collega la Dottoressa Missouri erano con me al Consolato ricorda?”, disse Theodore presentando i suoi amici.

“Certamente, è un piacere rivedervi!”, rispose garbatamente Laya.

“Credo sia accaduto qualcosa d’importante per avere tutta questa urgenza d’incontrarci Professore Berrymore!”, proseguì rapidamente Laya.

“Accomodiamoci così che possa presentarle la situazione che si sta verificando presso l’ICM!”, disse Theodore con garbo e decisione allo stesso tempo.

Theodore iniziò a descrivere i vari avvenimenti, lasciando che Carl e Laurene inframmezzassero il racconto con precisazioni e descrizioni dettagliate. Quando la descrizione degli avvenimenti delle ultime ore giunse al termine Laya aveva un’espressione indefinibile tra stupore ed incredulità e disse:

“Mi sembra più un racconto di fantascienza che una descrizione di un esperimento scientifico. Qui la realtà supera la fantasia. Voi parlate di una Distorsione Temporale, che potrebbe inghiottire l’intero Pianeta e di estinguere o, meglio, cancellare l’intera umanità.

Ma a nessuno è venuto in mente di prendere in esame uno scenario come quello che si sta presentando oggi prima d’iniziare l’esperimento?”

“In verità una ipotesi di quello che sta avvenendo oggi fu fatta da uno studente dell’SST durante la Conferenza di Presentazione del Progetto, ma questi non portò alcun supporto scientifico che avvalorasse la sua teoria”, rispose Carl con una sorta d’imbarazzo. 

“Aspetti un attimo dottor White, si riferisce a quel ragazzo che interruppe la Conferenza in quel modo quasi farneticante?”, replicò Laya decisa.

“Esattamente! Claude Valente è il nome del ragazzo. Questi fu l’unico che sostenne che l’esperimento avrebbe potuto creare varchi nel Continuum Spazio-Temporale creando un imprecisato disastro. Come ha ben detto il suo modo farneticante di presentare la cosa e il fatto che non portasse nessuna teoria che suffragasse quanto affermava non ha portato nessuno a prendere in considerazione quanto sosteneva e, se mi permette, credo ancora che fosse solo frutto di un atteggiamento anticonformista di cui Claude è un valido rappresentante”, concluse Theodore.

“Sebbene mi trovi d’accordo con la valutazione che ha fatto su questo Claude, ritengo comunque che dobbiamo metterci in contatto con lui al più presto e scoprire se sa qualcosa di più su quel fenomeno che ha previsto e magari verificare se ha delle possibili soluzioni al problema; non siete d’accordo professore Berrymore?”, replicò Laya con decisione.

“Concordo con lei dottoressa Fernandez. La nostra Laurene ha già tutti i recapiti per raggiungere Valente, ma ha temporeggiato a prendere contatto con lui per evitare che, dato il suo atteggiamento anticonformista, renda pubblica la notizia dei problemi che stiamo incontrando e possa far generare una ondata di panico nella popolazione”, rispose Theodore.

“Si, ammetto che se la notizia venisse data in pasto ad una certa stampa creerebbe sicuramente un caos davvero difficile da contenere. Bisognerebbe riuscire a portare qui questo Valente senza che avesse il sospetto di quanto sta succedendo e portarlo a collaborare rendendolo consapevole della responsabilità di cosa succederebbe se certe notizie venissero divulgate in modo incontrollato”, replico Laya pensierosa. 

“Credo che una buona idea sarebbe farlo contattare da una persona che, con una scusa plausibile, lo invitasse a venire a Ginevra per far conoscere le sue teorie sull’esperimento dell’ICM”, s’inserì nella conversazione Laurene.

“Si dottoressa Missouri, credo sia una buona idea e credo di conoscere proprio la persona giusta che faccia al caso nostro, un mio amico giornalista che si occupa di stampa scientifica e per di più è italiano, per cui non avrà problemi a prendere contatto con Claude. Mi occuperò io di questo, intanto voi cercate di fornirmi del materiale dettagliato su quanto è successo, dovrò presentare una relazione ai vari responsabili dei Paesi Membri del Progetto per cui aggiorniamoci a domani”, disse risoluta Laya.

Capitolo 2 – Il Contatto

Laya aveva provato a dormire quella notte, ma il pensiero del racconto di Berrymore continuava a riecheggiarle nella mente e le impediva di rilassarsi, per cui aveva deciso che sarebbe stato più produttivo accelerare i tempi ed aveva iniziato a mettersi in contatto con la maggior parte dei responsabili dei vari Paesi che formavano il consorzio internazionale ICM.

Laya aveva ormai compreso che il suo viaggio a Madrid sarebbe stato da rimandare, ma si domandava se questo non sarebbe stato l’ultimo Natale per la Terra.

A questo pensiero Laya reagì immediatamente pensando a come riuscire a portare Claude Valente a Ginevra senza clamori e i suoi ricordi andarono al suo caro amico Cristiano.

Erano passati tre anni dalla sua vacanza estiva ad Ischia e le sembrava ancora di risentire le prime parole che Cristiano le pronunciò sulla terrazza dell’hotel mentre era intenta a fare la sua colazione.

“Mi permetta di presentarmi: Cristiano Ubaldi di Avezana” e la mano di Laya fu dolcemente stretta per ricevere un cortese baciamano che l’aveva lasciata leggermente stupita.

Cristiano era un giornalista che collaborava con varie testate ed aveva origini nobiliari.

I modi e le raffinatezze con le quali accompagnava ogni suo gesto e parola avevano fatto colpo su Laya, ma tra loro non era scaturito alcunché se non una sincera amicizia.

Laya ritornò con la mente al presente e guardò l’orologio appeso alla parete che rintoccava le sette del mattino. Sebbene fosse piuttosto presto decise di chiamare subito Cristiano e coinvolgerlo in questo progetto che forse avrebbe salvato il Pianeta.

“Pronto Cristiano?”

“Si chi parla?”

“Ciao sono Laya. Perdonami per l’orario, ma ho urgente bisogno di parlarti”.

“Mi fai preoccupare Laya che cosa è successo? Stai Bene?”

“Si, si, certo tutto bene, ma devo chiederti un favore enorme molto importante. Sei ancora a Roma vero?”

“Si certo, ho in programma di rimanere qui per il Natale, ma dimmi pure, se posso esserti utile sai bene che puoi contare sempre su di me”.

“Ho bisogno che ti metta in contatto con una persona e che tu riesca a convincerla a venire qui a Ginevra in giornata. Lo so bene che tutto questo ti sembrerà assurdo, ma è davvero una questione di vitale importanza e mi posso fidare solo di te e della tua riservatezza. In cambio ti farò avere una delle più grandi esclusive che mai nessun giornalista ha avuto”.

“Per te Laya sai che farei di tutto, ma non riesco a capire nulla di quello che mi dici. Chi è questa persona, perché deve venire a Ginevra e inoltre, se la cosa è così urgente, perché non ti rivolgi alle Autorità, visto il ruolo che ricopri?”

“Non posso entrare nei dettagli perché è ancora tutto da definire, ma posso dirti che la persona che ti chiedo di portare qui ha formulato delle teorie allarmistiche sugli esperimenti di Ginevra dello scorso mese e abbiamo bisogno di avere più informazioni”.

“Laya ti stai ovviamente riferendo all’ICM di Ginevra e all’esperimento per studiare l’effetto Big Bang vero?”

“Esatto Cristiano! Ti ricordi gli articoli che sono usciti dopo la conferenza di presentazione del Progetto?”

“E come non potrei ricordarmene. Purtroppo, non potei partecipare alla Conferenza, ma la seguì un mio collega della redazione. Se non ricordo male vi furono polemiche in merito all’esperimento con tanto di toni apocalittici da parte dei soliti estremisti”.

“Perfetto Cristiano hai centrato l’argomento. Quello che mi serve è che riesci a convincere l’ESTREMISTA che ha creato il caos e lo convinci a venire qui a Ginevra subito e senza fornirgli ragguagli di sorta”.

“Laya, sii più chiara. Che cosa è successo a Ginevra che ti sta portando a chiedere a me un intervento così fuori dagli schemi della burocrazia. Perché -quell’estremista- non viene invitato ufficialmente dai responsabili del Progetto”.

Laya rimase per un po’ in silenzio poi decise che non poteva non essere chiara con Cristiano.

“Cristiano, quanto sto per dirti non deve essere divulgato sino a quando non avremo conferme più definitive e, primariamente, non possiamo rischiare che trapelino notizie che potrebbero scatenare panico nella popolazione. La persona che ti chiedo di portare qui a Ginevra è lo studente dell’Ecole che affermò che l’esperimento avrebbe causato una sorta di catastrofe Spazio-Temporale. Ad oggi non abbiamo nessuna prova precisa che sia avvenuto quello che affermava o che la portata dell’evento sia apocalittico, per certo è che qualcosa è successo e si deve trovare una soluzione e forse lui sa più di quanto ha detto sino ad ora. Se utilizzassimo i canali ufficiali troppe persone verrebbero a conoscenza del problema e sono certa che in meno di 24 ore la notizia farebbe il giro del globo, con conseguenze catastrofiche”.

“Laya, credo di essere un folle, ma voglio aiutarti. Mandami tutti i riferimenti di questa persona e vedrò di trovare il modo di portarlo a Ginevra nel minor tempo possibile, ma ricorda che l’esclusiva è mia, d’accordo?”

“D’accordo Cristiano è il minimo. T’invio una e-mail con tutti i riferimenti di Claude Valente, è questo il nome dello studente, e tienimi informata su ogni evoluzione della situazione”.

“D’accordo a presto”.

Come se stesse vivendo un film d’avventura Cristiano accese il computer per ricevere la e-mail di Laya e iniziò a pensare a quali argomentazioni mettere in campo con Claude per convincerlo a seguirlo a Ginevra.